Ripubblico un post di diversi anni fa. Lo faccio dopo una telefonata con Caterina Pisu, che è stata coordinatrice dell'Associazione dei Piccoli Musei per diversi anni, nella quale abbiamo brevemente ripercorso l'origine della Giornata Nazionale dei Piccoli Musei, una idea che data al 1° Convegno Nazionale dei Piccoli Musei tenuto al MUV di Castenaso (Bologna) nel 2010.
Caterina Pisu ne aveva parlato, qualche tempo dopo, su ArcheoNews, e, a mia volta io l'avevo conosciuta proprio grazie alla lettura di quella sua bella recensione, che mantiene tutta la sua attualità. Ecco il post con il quale, a mia volta, segnalavo il suo intervento.
Leggendo l'ultimo numero di ArcheoNews,
ho trovato un articolo di Caterina Pisu dal titolo "Piccoli e accoglienti,
ecco la strategia vincente dei mini musei": riferisce del convegno di
maggio 2010, tenutosi al Museo della Civiltà Villanoviana: "I musei
accoglienti: una nuova cultura gestionale per i piccoli musei". L'evento
non è recentissimo ma lo è l'argomento, sempre vivo e attuale.
Parlare di modelli gestionali per i
musei mi ricorda - è Caterina Pisu che scrive - il VI convegno ICOM a cui ho partecipato lo scorso novembre:
anche in quell'occasione si è parlato di buona gestione, soprattutto in tempi
di crisi, nel tentativo di pensare un modello gestionale vincente.
Ma in quell'incontro è mancato qualcosa. Sentivo che le strategie proposte non
andavano bene fino in fondo. Ecco cosa mi mancava! La fondamentale distinzione
tra grandi e piccoli musei, che a Milano non è stata tenuta nella dovuta
considerazione, mentre era il tema centrale del convegno del MUV. Leggendo
i resoconti di quell'evento, mi dispiace tantissimo non essere riuscita a
parteciparvi.
Lo
slogan del convegno può essere riassunto in "Piccoli fino in fondo", come sottolineato da Giancarlo
Dall'Ara. Non dobbiamo dimenticarci che i piccoli musei sono la vera grande
ricchezza museale dell'Italia, che in nessun altro Paese troviamo una
capillarità di istituti della cultura che eguagli la nostra rete di musei
civici e musei privati.
I piccoli musei hanno grandi problemi
gestionali, i soliti problemi di risorse che non mancano neppure ai più
conosciuti cugini maggiori, ma presentano anche tanti vantaggi sia dal punto di
vista della gestione che della fruizione da parte del pubblico.
Innanzitutto il patrimonio conservato
nei piccoli musei non è certo inferiore per qualità a quello dei grandi musei,
ma la fruizione di esso è ben diversa nei due casi: al Louvre si può vedere la
Gioconda da una distanza di 5 metri per pochi secondi, come durante un rituale
di venerazione di una reliquia in una cattedrale medievale, mentre in un museo
che ha molto meno di 25000 visitatori al giorno le opere possono essere
apprezzate in maniera più intima e personale e per il tempo necessario al loro
pieno godimento, senza fretta, magari anche comodamente seduti in
poltrona.
Spesso quando si chiede a una qualunque
persona, indipendentemente da età e grado di istruzione, di associare aggettivi
alla parola "museo", esso risulta un luogo polveroso, stantio, scomodo,
freddo, distante. Pensate ai detti quotidiani: dire di una persona che è
"da museo" non è certamente considerato un grande complimento.
Penso che per ripensare la gestione di
un qualsiasi museo si debba ripartire da questa considerazione: il museo non
deve più essere percepito come polveroso, stantio, scomodo, freddo, distante,
ma al contrario come un luogo di cultura a tutto tondo, di conservazione ma
anche di produzione di sapere e conoscenza, vicino alla popolazione e al
territorio, in relazione con il mondo esterno e non chiuso in sé stesso, non un
luogo di rituali ma veramente vivibile e flessibile.
Perciò sono in piena sintonia con le
conclusioni del convegno "I musei accoglienti": la strategia vincente
è "puntare sulla cura dei dettagli, instaurare relazioni calde con la
comunità e con i visitatori".
Il convegno è di qualche mese fa, ma
l'argomento sarà sempre attuale. Il museo non dovrà mai smettere di ripensare
sé stesso, il suo ruolo, la sua missione, i suoi rapporti con l'esterno, con i
propri interlocutori. Bandiamo per sempre dagli istituti di cultura la
staticità, il distacco, lo stantio. Ridiamo all'antico, alla cultura, al sapere
le connotazioni positive che avevano una volta. Facciamo un passo indietro per
andare più avanti."
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